24 agosto 2016

Le cose che mi piacciono delle Marche


Sono tornata dalla vacanza nelle Marche (e un pochino di Umbria e Tuscia) più stanca di quando sono partita. Cerco di vedere e fare più cose possibili nel mio viaggio ideale, che di solito prevede un certo numero di tappe ed esperienze. Anche questa volta il bilancio è positivo.
Sulla costa adriatica, Senigallia diventa stilosissima durante il Summer Jamboree! E' un festival internazionale di musica e cultura dell'America anni '40 e '50 e si svolge da 17 anni in estate. I gruppi si esibiscono dal vivo nei palchi disseminati in città e il centro storico si anima di vacanzieri abbigliati, acconciati e accessoriati in perfetto stile vintage. Ho passato un sacco di tempo a curiosare nei mercatini di oggetti, dischi, abiti, scarpe, borse e accessori vari ... il bottino è un abito rosso in seta con stampa di piccole conchiglie, originale anni '40, che sarà perfetto per i primi freschi di settembre!


A Senigallia ci sono molti locali interessanti da segnalare. Ben preparati i cocktails a base di gin da SPACCIO, dove ne ho provati 3 diversi: Bramble #17 completato da liquore alle more, Gin in the Bottle #2 con infuso alla lavanda e Hendrick's Cup, un mule con lime e passion fruit. Accostamenti molto freschi e dissetanti, prezzi corretti per periodo e luogo.


Imperdibile ANIKO', il chiosco di salumeria ittica ed altro di Moreno Cedroni, anche solo per un aperitivo vale la pena un assaggio di genialità e gusto.


Totalmente appagante l'esperienza da ULIASSI, attraverso il percorso in 10 tappe del menù "I classici" e la scelta di 2 vini guidata da una stupenda (abbronzatura perfetta, abito bianco e azzurro ampio in stile Jamboree e fiore nei capelli), professionale e gentilissima Catia Uliassi: Verdicchio dei Castelli di Jesi Classico Riserva Le Giuncare 2011 di Monte Schiavo, media struttura per accompagnare la prima parte, Trebbiano Riserva Marina Cvetic 2012 di Masciarelli, decisamente ben strutturato per sostenere il crescendo finale degli spaghetti affumicati e dell'ombrina in porchetta. Non mi perdo nei particolari, le immagini parlano da sole. Ogni ingrediente con sapore, consistenza e temperatura perfetti a creare la sensazione finale di armonia. Mi sono sentita a mio agio e coccolata dalla leggera brezza, in uno spazio bianco, lineare, sulla veranda che guarda la spiaggia e il mare cambiare colore, avvolta dalle luci calanti del tramonto. Mi sono sentita coccolata da un servizio presente, sollecito ma non invadente e ho apprezzato l'uscita dello chef Mauro Uliassi (ormai non è così scontato che uno chef stellato sia presente nel suo ristorante), un sorriso ed una parola da scambiare con ogni tavolo, consapevole che le aspettative di chi arriva da lui sono alte, che si viene qui non solo per mangiare, ma anche per osservare, ascoltare, chiudere gli occhi e abbandonarsi alle felicità fugaci del palato. Il conto è salato, il retrogusto dell'esperienza dolce e persistente!













Non sono una tipa da spiaggia, ma quelle del Conero, da raggiungere a piedi scarpinando fra le rocce, le ho amate subito. Sono pulite e poco frequentate, ci si arriva dopo qualche sforzo per sentieri pietrosi e impolverati. A Sirolo la spiaggia delle Due Sorelle si raggiunge solo in barca, quando il tempo lo permette, oppure attraverso il Passo del Lupo, percorrendo una via proibita (cioè franata nel 1996 e mai sistemata, quindi un vero e proprio divieto d'accesso, naturalmente non rispettato) ed aiutandosi con corde di acciaio, come ho fatto io! Dal fitto del bosco si fa strada il fragore delle onde che si infrangono sulla scogliera e del vento che scuote gli arbusti. Poi improvvisamente compare dall'alto la meravigliosa vista del mare e della spiaggia a strapiombo. La discesa è appena iniziata, e ti vien da pensare che poi dovrai risalire se vorrai tornare a casa, ma subito ti dimentichi di tutto e imbambolata respiri meravigliosi profumi: erbe e fiori selvatici di ogni tipo, la resina dei pini marittimi, l'odore minerale delle pietre grigie che si sgretolano nel tempo e quello iodato e potente dell'acqua di mare. Mi sono ricordata delle sensazioni provate sulle scogliere della Bretagna.






Non molto lontano, a Portonovo, in una spiaggia appena nascosta da qualche cespuglio, c'è un chiosco in legno bianco e azzurro lambito dalle onde tranquille della baia, CLANDESTINO SUSCI BAR, altra creatura di Moreno Cedroni e soprattutto altra esperienza da non perdere. Del tutto differente dal locale stellato in città, devo resistere alla tentazione di metterlo a confronto con il locale di Uliassi. L'ambiente, l'atmosfera e il personale (sempre comunque giovanissimo e preparato) sono molto più rilassati e informali. Quest'anno il menù degustazione è dedicato a "La via della Seta". I prodotti del mare vengono accompagnati in un viaggio verso Oriente dall'uso modulato di spezie e piante aromatiche. Un bonus al sommelier che propone un piacevolissimo e inaspettato Verdicchio di Matelica Collestefano '14 (un buon numero di vini ha prezzi che giudico abbordabili, per cui ho l'imbarazzo della scelta) e consiglia di non tenerlo troppo nel ghiaccio per permettere ai profumi di esprimersi al meglio. Un appunto a chi ha poi portato la bottiglia al tavolo nel cestello e qualche minuto dopo se l'è portata via per aprirla chissà dove. Altro appunto alla manager che mi chiama al cellulare mentre sono seduta da un quarto d'ora al tavolo (e ho già ordinato) per chiedere se sto arrivando ... si è poi scusata dicendo che chi stava all'accoglienza non ha fatto la spunta!! Tutto perdonabile, ci ritornerei anche domani.










Da provare almeno una volta una passeggiata fra le casette color pastello di Porto Recanati e il Brodetto alla Portorecanatese. Ci vuole pazienza, almeno 45 minuti di attesa, un buon appetito (ho capito in ritardo che la porzione per 1 sarebbe bastata anche per 2), una maglietta scura per evitare macchie indesiderate e una giornata di vento e pioggia per godersi appieno il brodo rosso profumato e fumante che sale dalla pentola portata direttamente in tavola.



Da consumare smodatamente: i prodotti dei Presidi Slow Food della regione Marche. Si possono trovare in tante gastronomie ed enoteche di qualità e ne vengono fuori aperitivi di gran classe sul posto e regalini da portare a casa. La cicerchia di Serra de' Conti, il lonzino di fico, le confetture fatte con la mela rosa dei Monti Sibillini, il mosciolo selvatico di Portonovo, il salame di Fabriano, il pecorino dei Monti Sibillini. Senza contare decine di salumi e formaggi interessanti!


L'arte, la storia, la cultura di queste zone si sposano con una proposta enogastronomica ricchissima! La natura stupefacente di fiumi, gole, grotte e montagne dall'aspetto ancora selvatico si incontra con i campi addomesticati dall'opera dell'uomo. Le distese di vigne ricoprono i versanti migliori delle colline, da ammirare visitando i borghi arroccati e sonnacchiosi dell'entroterra.













Fare tappa in qualche cantina è quasi un obbligo morale. Cito l'Azienda Agricola Bucci perché il Verdicchio Villa Bucci Riserva nell'immaginario collettivo rappresenta da sempre il Re dei Verdicchio e per me è un mito dai tempi dei corsi AIS. Per nulla al mondo mi sarei persa la visita. La Tenuta Pongelli si apre in un grande cortile. Su un lato la casa padronale, sull'altro il mini-museo di oggetti della civiltà contadina e la sala degustazione. Di fronte i campi coltivati e più lontano, dove iniziano le colline, i filari ordinati. La produzione segue le tecniche biologiche ed è limitata nelle rese. Questi vini vengono esportati e apprezzati in tutto il mondo, continuando imperterriti a ricevere premi e riconoscimenti. Non posso che confermare la mia ammirazione all'assaggio dell'intera gamma, ringraziando Claudia Porta, proprietaria e terza generazione della famiglia, per l'accoglienza, la gentilezza e le amabili chiacchiere intorno al mondo del vino ... e finire col passare la carta di credito!!




 P.S.: Su Instagram #enogastrosara


Nessun commento:

Posta un commento